Indossa le scarpette ed arrampica… magari in boulder!
Per noi oggi questo è un pensiero naturale ma non è stato sempre così!
Alcuni habituè del King Rock, quelli con più anni di esperienza, insomma alcuni dei più vecchi hanno iniziato ad arrampicare con gli scarponi e con gli scarponi si andava anche a Stallavena.
Nel 1973, a Stallavena, arriva un ragazzo che stava facendo il servizio militare a Montorio, si cambia, si mette una tuta da ginnastica ed indossa un paio di scarpe da pallacanestro con suola bianca e liscia.
Questo ragazzo, magro e snodato, si lancia in passaggi mai visti e mai provati prima spesso senza corda. È un fulmine a ciel sereno.
Altri alpinisti veronesi lo avvicinano e gli chiedono… Flavio Ghio, che l’anno prima ha aperto la via dei Fachiri su Cima Scotoni con Enzo Cozzolino, racconta delle ore ed ore di allenamento giornaliero, delle diete e del loro innovativo stile di vita, tanto è vero che a Trieste, la loro città natale, li chiamano i fachiri.
Sarà per gli stimoli e l’esempio arrivato da Flavio Ghio, sarà perché oramai i tempi erano quasi maturi per un cambiamento… ma in poco tempo gli arrampicatori più innovatori sdoganeranno le scarpe da ginnastica, alcuni modelli in particolare, applicheranno una speciale suola in aerlite per aumentare l’aderenza, in attesa dell’arrivo anche in Italia delle prime scarpette d’arrampicata. Il cambio di attrezzatura ha consentito un cambio di stile di arrampicata ed ha permesso di vedere anche nella vecchia falesia di Stallavena tante nuove linee da salire.
Oltre al passaggio dagli scarponi alle scarpe da ginnastica venivano pure accantonate le staffe per tirare i chiodi direttamente in virtù del maggiore allenamento, e così a Stallavena le vie venivano superate in pochi minuti rispetto alle canoniche mezzore di prima.
Ma cos’è rimasto del passaggio di Flavio Ghio a Stallavena?
A Stallavena rimane un difficile passaggio, proprio a destra della via Obliqua, oggi percorso dalla via Mandrillomaniaque, 6a+, ancora oggi chiamato, dai vecchi, passaggio Ghio, da lui salito per primo, a ricordo di questa meteora che è transitata a Verona catalizzando nuove energie ed aprendo scenari allora impensabili.
Massimo Bursi
N.B. Articolo scritto per la rubrica “C’era una volta” del King Rock Journal.
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