Smetto quando voglio
Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Forse perché il nome “Elia” rimanda inevitabilmente al profeta dell’antico testamento.
Forse perché Elia De Guidi sembra un uomo d’altri tempi, vai a sapere come funzionano queste cose; fatto è che per riassumere in poche righe il percorso arrampicatorio di Elia la mente è corsa immediatamente al testo biblico del Qoelet.
Ma facciamo un passo indietro, riavvolgiamo il nastro e ripartiamo da zero per capire il Superman che si nasconde sotto le mentite spoglie di questo tranquillo over 50 che spesso gira nei locali del King come un anonimo Clark Kent.
Elia De Guidi nasce nel 1971. Incontra le pareti molto presto, a sette anni, accompagnando le sporadiche uscite in falesia del padre e del cugino. È presto anche per l’arrampicata sportiva che oggi conosciamo; infatti, a Stallavena le catene dei pochi tiri presenti sono spesso gli alberi sopra la parete o le clessidre nei pressi del bordo sommitale. A metà anni 80, il quindicenne Elia decide di fare sul serio: prende un diario e inizia a compilare un primordiale e personalissimo 8a.nu:
Al suo “diario della montagna” non sfugge nulla: le vie percorse, i compagni di cordata, le corde acquistate e la loro durata… la prima via da capocordata una domenica: il 3 Luglio 1988, Sayonara extra 5/5+… manca solo l’ora e il tempo di salita!
Elia è un arrampicatore “di pianura”. È nato a Bovolone e non ha mai abbandonato il suo paese natio. Nel giro di pochi anni, il tempo di diventare maggiorenne, esaurisce tutti i tiri impegnativi di Stallavena.
La patente arriva giusto in tempo per inseguire un desiderio visto in foto dal nome “Margherita”. Ma si tratta di roccia! Del famoso 7a a buchi nella falesia di Lumignano. Ed è inseguendo questa scia che l’alta difficoltà incanta e seduce il neo-patentato che ha portato la sua auto nel settore non ancora “classico” di Lumignano. Salito il sentiero che porta sotto le pareti, Elia incontra “Margherita” e il “gotha” del nord-est in azione: Pietro Dal Prà, Di Marino, Savio, Bonaldo… non manca nessuno e tutti sono alle prese con i tiri mitici della parete. Per contro, Margherita assesta il colpo finale: orecchie basse e via a casa. La batosta è grande ma Elia è una testa dura: libro di Edlinger alla mano e polpastrelli che sanguinano dopo le sedute di trave lo portano in fretta a salire i suoi desideri.
Il diario dice:
Quando realizza “Sogni d’oro”, il primo novembre 1990, conosce Ermanno Maistri. Si forma una cordata da 110 e lode. 110 come i Kili dei due pesati insieme, Elia al tempo ne pesava 57,5, il resto lo faceva Ermanno, lode inclusa!
A Verona c’era ben poco da salire, Ceredo stava nascendo e l’alta difficoltà si incontrava solo al Sipario delle Ombre. Da Bovolone la macchina impara a memoria la strada per il Covolo, alcune tappe non hanno prezzo e la benzina non era ancora così cara. L’8a non può attendere e arriva nel settembre del 1991:
La tacca in strapiombo è il terreno di caccia preferito di Elia che per non farsi mancare nulla inforca poco tempo dopo la classica a buchi di Lumignano: Atomic Cafè!
E poi? E poi finisce il tempo di piantare le piante. Inizia il tempo di sradicare.
Il lavoro, l’amore, la famiglia. Inizia un tempo nuovo dove non c’è tempo per attaccare i pesi sotto l’imbrago. L’arrampicata richiede troppo spazio ed Elia non ammette mezzi termini. Tutto si trasforma e nasce il tempo della bici (15.000 Km all’anno).
Poi, nel 1997, un bravo prete porta l’arrampicata a Bovolone. Un muretto campeggia in piazza per un buon mesetto e, complice un evento/contest, Elia torna in contatto con l’ambiente che nel frattempo è nato a Verona e si raduna sotto gli strapiombi di Ceredo. È di nuovo il tempo di nascere, (maledette Ecclesiaste!). Si torna a scalare nel settembre del 97, la prima via salita è subito un 7a. Per l’8a+ bastano pochi mesi, a febbraio sale Scontro Finale… il resto lo racconta il suo diario riassunto in questi appunti:
È un periodo di gran forma e di caccia alle sirene del passato: “Mare Allucinante” a Lumignano. Quel “Mare” che aveva stregato il diciottenne Elia, quel “Mare” che aveva visto le gesta degli eroi da rivista anni 80 era a portata di mano. Elia, oggi, a distanza di vent’anni, ricorda a voce la sequenza del “mare”. Nel farlo, inconsciamente lascia andare le mani che si mettono a mimare l’esatta posizione che le dita dovevano assumere per stringere quegli appigli… La materia è memoria, memoria del corpo!
Da buon imprenditore del mobile ha il tempo contato, le sue uscite sono mirate e spesso le condizioni di forma non coincidono con il tempo libero degli amici. È purtroppo spesso solitario e legato ad “assicuratori” di fortuna assoldati sotto la falesia. Proprio in questa condizione si ritrova in continuità all’ultimo famoso lancio del “Mare Allucinante”.
Il lancio riesce! La mano è salda sull’appiglio finale ma… il piede scivola sull’aderenza che lo sosteneva! Il “Mare” resta da fare e lo rimarrà per anni.
È di nuovo il tempo di demolire. Elia smette nel 2000 in seguito alla nascita del terzo e ultimo figlio. Un piccolo tentativo di ripresa nel 2007 naufraga nell’evidenza che in 24 ore non possono entrare tutti gli impegni che meritano la famiglia e l’azienda. Sul rovescio della demolizione si costruisce una passione per la fotografia che lo porta anche a riceve premi.
Siamo infine ai nostri giorni… I figli grandicelli, il lavoro ridimensionato al giusto ruolo: il tempo di guarire.
La cura passa dai circuiti in sala boulder: la ricetta del dottore prescrive almeno 1000 prese a seduta!
Questo è Elia-smetto-quando-voglio.
Perché “per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo”.
Elia ha la pazienza di Giobbe e quel “Mare” che non ha mai salito è rimasto il mare che lo ha accompagnato in tutti questi anni di lontananza dalle pareti.
“Si dice che domani, sia il solo posto adatto per un bel ricordo” cantava Malika Ayane nel 2015 e proseguiva con “lascia non esista mai”.
Nel mezzo di quel “Mare” mai salito c’è tutta una vita ancora da scrivere sul tuo diario che, a rigor di logica, dovrebbe essere ripartito sabato 21 gennaio 2023 con: Parete dei Sogni.
Il fatto che sia a Garda è un dettaglio insignificante, i sogni non hanno confini geografici!
Andrea Tosi
N.B. Articolo scritto per la rubrica “Divagazioni” del King Rock Journal.
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