C’era una volta o forse c’è ancora. Si chiamava Gelida[1].
Oggi è Gelida 2.0.
Via chiodata per evidente ingordigia, probabilmente nel 1996. È a suo modo un esempio da tenere a mente. È il monumento che dovrebbe esser presente in ogni città: il monumento al traditore, quello che dovrebbe bilanciare e dare senso all’ubiquitario monumento al patriota.
Fatto è che, a fine anni 90, una grottina nera nera rimaneva da attrezzare. Di tasselli, certo, ma anche di appigli! E mentre sui primi ha avuto molto da ridire Bepo (guru) Zanini, sui secondi si è discusso forte con i forti e i fortissimi del tempo: sulla forma da dare, sulle dimensioni, e fin anche sulla grana dei riporti di resina che come lenti di ingrandimento andavano a ingigantire le rughe naturali della roccia altrimenti intenibili. Inutile nascondersi, neppure le grandi dita da climber navigato e deformato sono in grado di offrire riparo a questa triste verità: su tutto il tiro, gli appigli naturali erano e sono in netta minoranza. Next step, non più appigli incollati ex-novo ma “leccate” di resina su rugosità esistenti. Sembrava evoluzione. Si pensava che la “patria” sportiva andasse difesa in questo modo, anche se, onesto dirlo, le voci dei traditori “no-chipping” già iniziavano a risuonare nelle valli.
Di certo, e oggi lo si può dire, un piccolo tetto nero così agghindato è stato nel tempo meta di pellegrinaggio. Il “primo” fortissimo a rinviare la catena senza artificiosi resting non ha esitato a mettere sul tavolo la pelle… rischiando tanto quanto il primo uomo sulla Luna.
“Non scali mai bene se hai paura di morire”, avrebbe detto Hemingway, e per scalare “bene” Gelida, per essere i “primi” uomini sulla luna, il “fisso” che protegge il passaggio chiave non ha visto corda…
Hai voglia di esorcizzare il pericolo, quello di “stellarsi” sul pianerottolo che caratterizza il fondo della grotta, urlando “Rischiooooo!”… Il pianerottolo non ha orecchie e non si sposta!
Un bel giro a 180 gradi, dopo il passaggio chiave, ti porta i piedi in direzione della catena e la testa pericolosamente dalla parte opposta. Quella dalla quale si proviene, e quindi da terra.
Bisognava pensarci prima se “Parigi (la catena) val bene una messa”. Ma in quel tempo di mezzo che separa le scelte buone da quelle cattive, i traditori dai patrioti, trova spazio la libertà.
Da allora, da quando tutto questo poteva aver senso, e lo aveva per molti, sono cambiate le piastrine (aveva ragione il Bepo, le piastrine in pieno tetto lavorano male). Sono cambiati anche gli appigli: a turno si sono rotti quasi tutti. Per tanto tempo sono rimasti solo i fissi a testimoniare che c’era vita sulla Luna.
Gelida esiste ancora, 2.0, certo. Perché nulla resiste uguale a sé stesso nel tempo.
La lezione pratica da tenere a mente è che ogni intervento chimico sulla roccia ha una sua durata.
L’altra lezione dice che se nel 1996 Gelida era un monumento alla patria, alle pratiche comunemente accettate dal tempo ed era frutto di una adeguazione alla moda imperante, nel 2021 Gelida 2.0 è l’urlo di libertà del traditore. Il grido di quella verità che non sappiamo guardare in faccia…
Ci dice: «sì!, veniamo da lì! E quanto ci siamo divertiti!»
Schiodarla oggi era ripetere l’errore che l’ha portata ad esistere, aderire senza pensiero alla moda del momento.
È sempre questione di misura… qualcosa si schioda, altro si ripulisce, altro ancora si ripristina. La misura giusta? Bah… forse quella di non eccedere in monumenti al patriota.
La libertà finisce quando spariscono i (monumenti ai) traditori.
Andrea Tosi
N.B. Si ricorda che Ceredo è inserita nel “Parco Naturale Regionale della Lessinia”. Si sconsiglia vivamente di accendere fuochi all’interno del parco… quei fuochi che spesso affumicano gli appigli di Gelida 2.0. e sempre mettono in crisi la tolleranza verso gli arrampicatori.
[1] “Gelida”, Ceredo Classica, Verona. È una via chiodata nel 1996 con materiale “artigianale”. Nel tempo sono cambiate le protezioni (si è optato per l’uso dei “golfari”) e sono cambiati anche gli appigli. Alcuni si sono rotti nel tempo e per alcuni anni la via è rimasta “ripetibile” senza grosse variazioni sulla difficoltà originaria (8a+). Dopo la rottura dell’appiglio chiave la via è rimasta per anni senza ripetizioni. Nel 2021 è stata richiodata e leggermente modificata nella partenza per seguire una linea più naturale e meno bricolata. Messa allo stato dell’arte dal punto di vista delle protezioni, è stata ripristinata in tutti gli appigli essenziali alla sequenza originaria.
N.B. Articolo scritto per la rubrica “Divagazioni” del King Rock Journal.
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