Corda

Dal latino chorda(m) riferito a ‘corda degli strumenti musicali’ dal greco khordé, derivato dall’indoeuropeo gher (interiora) ma anche da Karad, Karis, Karsu (parte interna del corpo nelle antiche lingue mediorientali) e dalla radice indoeuropea Kor(d) con i significati di spingere, incedere, avanzarsi (che troviamo in correre, corrente, scorrere) arricchita del senso di vibrare, saltellare, balzare (da cui il latino Cor e il greco Kardia che originano cuore).

‘Corda’ allora mette insieme pancia e cuore facendoli vibrare e saltellare all’unisono intrecciati come i fili che compongono la corda: fili che rafforzano, fili che resistono, fili che tengono in sicurezza, che fanno sicura

Del resto la corda la leghiamo sulla pancia (quasi un cordone ombelicale) e dando corda incoraggiamo il primo di cordata ad avanzare facendola scorrere. Insomma usando la corda mettiamo in campo intuizione/intelligenza emotiva e sentimento, cioè attenzione e cura (che del resto da cor deriva): la corda mi rassicura.

Diciamo ‘fare sicura’ e quand’è che mi sento sicuro? Quando mi fido, oltre che di me stesso, dell’altro perché so che avrà cura e attenzione e userà l’intuizione (che gli deriva dall’esperienza) per assistermi nell’arrampicata, gestendo la vibrazione, l’oscillazione, i movimenti della corda e i miei.

Vibrazione, oscillazione e movimento che sono anche i responsabili del suono. La corda allora diventa uno strumento che produce un suono, un duetto tra chi arrampica e chi lo assicura e più questo strumento è accordato più l’arrampicata è armoniosa altrimenti diventa uno strumento scordato, senza cuore, dimentico del suo valore.

La corda è un colloquio, un parlarsi: dare corda per dare cuore, per dare coraggio, per dare vita, per dare modo di scegliere, di correre un rischio e quindi, in definitiva, di essere liberi.

Potremmo usare fune invece abbiamo scelto corda. Perché? Perché le parole non sono neutre, non sono indifferenti. Quando usiamo una parola, ne evochiamo tutti i significati, anche quelli nascosti, quelli apparentemente sconosciuti, quelli ignorati: le parole ci risuonano dentro, come una corda.

Paolo Gaeta


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